Era un po’ che guardavo la mia vecchia tendina e il sacco a pelo nello scaffale e avevo voglia di un giro solitario.
Guardata la meteo e trovata una finestra di bel tempo in questo anno capriccioso, detto fatto, sono partito il 23 di luglio al mattino presto verso il Piccolo San Bernardo.
Nessuna prenotazione, nessun orario, dove arrivo arrivo e un camping per un piccolo igloo lo si trova sempre.

Primo giorno
Saluto San Bernardo scollino verso Albertville.



Una ventina di km prima della città imbocco il percorso selvaggio e boscoso che porta ai 2000 m del Col de la Madeleine.
Una strada piuttosto stretta, da fare senza distrarsi e che offre notevoli paesaggi alpini.









La discsa nella Maurienne è altrettanto bella con strada più larga e con maggior vocazione turistica che si evidenzia in alcuni villaggi ben tenuti e molto frequentati.
Fatti pochi km nel fondo valle, piuttosto trafficati, non dimentico che in Francia i distributori di benzina non sono frequenti e rabbocco il serbatoio prima di salire al Col Glandon e al Col de la Croix de Fer, salite dove incontro miriadi di moto e molti ciclisti a cui dedicare molta attenzione e qualche moccolo.











Al bivio dove si biforca la via per i due colli faccio uno spuntino sulla terrazza di un vecchio ristorante e riparto subito che quando si viaggia soli non si rimane mai troppo nello stesso posto e, non avendo nessuno per chiacchierare, prevale la curiosità per la strada.
Scendo tra mille curve nella valle che conduce a Grenoble dove incontro traffico intenso e taglio subito per la parte sud della città.



La temperatura del pomeriggio è tropicale e vedo con sollievo le prime curve che mi porteranno verso il Vercors Royans.
Pensavo di fermarmi per la notte a Saint Jean en Royans dove il Tom Tom mi segnala un paio di campeggi.



La strada è bella e divertente con ottimi scorci panoramici su Grenoble e sulle arcigne montagne circostanti.
Per raggiungere la mia meta passo le spettacolari e lunghe Gorges de la Bourne che mi conducono al pittoresco borgo di Pont en Royans su di una strada tortuosa intagliata nella roccia.Veramente impressionante.





A Saint Jean en Royans monto la mia tendina in un piccolo campeggio, il Camping Comunal, ben attrezzato e a 5 minuti dal centro dove vado a cena con in testa più una grossa birra gelata che il cibo visto il caldo che ho affrontato durante il giorno e che ancora alle 20 è bello tosto.







Secondo giorno
Il materassino è di ottima qualità, passo la notte molto bene e mi alzo sorprendentemente sciolto e arzillo (così si dice per i nonnetti…).
Smontare tutto e riporre ogni cosa ben ripiegata nella moto è una gran palla e sembra impossibile di poter fa stare le tante cose ma dopo un’oretta sono pronto e riparto dopo una rapida colazione verso un colle lì vicino, Il Col de la Machine.



Una bella strada nella foresta che termina al colle con un tratto intagliato nella roccia a fine 800.
Questo tratto finale, di circa un paio di km, è estremamente aereo e pare finto, intagliato nella parete rocciosa.
Sembra di essere nel plastico di un trenino elettrico.
Da percorrere con estrema attenzione perché qualche auto o camion si può incontrare e l’incrocio è da fare a passo d’uomo.
E’ più emozionante il percorso da sud verso nord dato che si rimane sul lato esposto al vuoto, piuttosto vicini al piccolo muretto che delimita la carreggiata.
Per non farmi mancare niente lo percorro in un senso e nell’altro.





















Ho fatto bene ad andarci al mattino presto perché immaginare di incontrare molte auto di turisti in quel tratto non è rassicurante.
Fatte le mie foto riparto in direzione di Grenoble dove l’attraversamento mi prende un bel po’ del mio buon umore.
Un traffico pazzesco che mi fa perdere un sacco di tempo anche solo per cercare un distributore.
Riesco finalmente a fare benzina e ad imboccare la bella strada per il Col du Lautaret con destinazione Briancon.
Lungo la via trovo il bivio per l’Alpe d’Huez ma tiro dritto che ci sono già stato altre volte e poi, ora, a pochi giorni dal passaggio del Tour sarà pieno zeppo di ciclisti e camper.
Un pensiero al povero e simpatico Nibali che ha avuto da pochi gioni il suo terribile incidente.





Prima di raggiungere il Col du Lautaret mi fermo per uno spuntino a La Grave, lungo la strada, un piccolo ristorante con un a terrazza da cui si gode un panorama magnifico sui ghiacciai del gruppo delle Meije.
Ristorato nel corpo e nell’anima, passo il Lautaret dove si stacca la via per il Col du Galibier che farò domani per rientrare verso casa.







Raggiungo su strada piacevolissima la bella Briancon dove però il traffico è di nuovo intenso e spesso bloccato e ne esco solo risalendo colonne di auto e camper fermi.
Il Tom Tom mi avvia alla strada per il Col d’Izoard, bellissimo nella luce del pomeriggio, in compagnia di nugoli di moto che salgono e scendono tra mille saluti.





Scendo a Guillestre e imbocco subito la salita per il lungo Col de Vars che mi porta a Jausiers.



Vedo le indicazioni per il Col de la Bonnette e, nonostante siano già le 18, mi avvio sul famoso e tortuosissimo percorso ancora zeppo di moto come sugli altri due colli appena passati.







Il Col de la Bonnette è a 2800 m e il venticello è piuttosto fresco.
C’è molta confusione di auto, moto e bici presso il cippo di sommità ma mi fermo comunque per qualche foto e per ammirare il vasto panorama che nella zona del colle assume un aspetto aridissimo e lunare.
Incredibili quelli che salgono in bici queste stradine lunghissime e con pendenze tremende.
Ridiscendo a Jausiers temendo di non trovare un campeggio perché sul Tom Tom non ne vengono segnalati.
Invece , quasi in centro al paesotto trovo un piccolo campeggio pieno di moto e vengo accolto con simpatia da motard di tutte le nazionalità.



Sono l’unico italiano e l’unico gnucco con un’Harley delle più pesanti e non molto adatta a queste strade.
Parecchi di questi colli comunque li avevo già percorsi con l’Ultra e moglie al seguito quindi so che basta andar tranquilli e non farsi prendere la mano.
Ho comunque incontrato varie altre Harley ma in maggioranza BMW e Honda.
Rimonto il mio piccolo campo molto più velocemente che la sera prima e in 100 m a piedi sono in centro per la cena di fronte ad un birrone ghiacciato da mezzo litro e una bisteccozza, me la merito!







La notte passa bene ma, verso mattino, devo entrare nel sacco a pelo perché fa freschino.
La quots di Jausiers è circa 1300 m e la notte rinfresca deciso.

Terzo giorno
Ultimo giorno, imizia la via del rientro che mi porta a Barcellonette e al grandissimo bacino artificiale di Serre Ponçon.









La strada è veramente bellissima e divertente.
Costeggio il lago e passo Embrun ritornando su Briancon che si ripropone con i suoi ingorghi e i tanti stop and go.
Ritorno al Col du Lautaret per la strada percorsa ieri, tra panorami di alta montagna molto belli.



Imbocco il Col du Galibier, così famoso per il Tour e per gli exploit di Pantani.





Galibier bellissimo e tortuosissimo che mi porta al villaggio turistico di Valloire, noto per il raduno Punta Bagna, dove sono già stato un paio di volte.



Mi fermo per una crèpe e un bel gelato e riparto per il vicinissimo Col du Tèlégraphe che mi indirizza sulla lunga discesa verso Sain Michel de Maurienne.



Risalgo la Maurienne su strada tortuosa il giusto in direzione Modane, Lanslebourg e Bonneval sur Arc dove inizio la salita ad un altro famoso colle, l’Iseran che con i suoi 2750 m è con la Bonnette, lo Stelvio e l’Agnello tra i più alti d’Europa.





Ci ero passato l’anno scorso con Paolo e Ugo.
Li avevo accompagnati lassù dopo il nostro giro del Roselend e lì ci eravamo separati, loro di ritorno verso il Moncenisio ed io verso il Piccolo San Bernardo.
Discendo verso Valdisère maledicendo sempre più, man mano che passano i km, gli incaricati della manutenzione del manto stradale.
Veramente pessimo!L’ho percorso parecchie volte ma ogni anno è sempre peggio e indegno di una località turistica così frequentata.
Un incubo di avallamenti per 30 km con la sensazione di dover tenere un toro per le corna.
Ci sono inoltre alcune gallerie pochissimo illuminate e con ingresso in curva stretta veramente pericolose e con buche che al buio non si vedono e costituiscono grave pericolo.
Almeno dentro le gallerie potrebbero tenere il fondo stradale in ordine.
Il frequente pensiero sulla poca serietà delle mamme dei manutentori mi ha accompagnato per quel lungo tratto di strada.
Raggiungo Bourg Saint Maurice e solo il Piccolo San Bernardo mi separa dalla mia Vallée dove becco un temporale , in una serata torrida, proprio 10 km prima di casa dopo tre giorni di tempo buono e 1050 km di curve.
Come si dice, bagnato, stanco ma contento!