Con la scusa di un viaggio per festeggiare i nostri 25 anni di matrimonio ho realizzato uno dei più grandi sogni che avevo nel cassetto, mia moglie voleva visitare New York e Niagara mentre il mio obiettivo era quello di andare al Museo Harley di Milwaukee. Trovare un accordo sulle tappe del viaggio non era certo un problema, è stato leggermente più difficile fargli digerire il fatto che io volevo farlo in moto. Se mi ha sopportato tutti questi anni è segno che mi vuole davvero bene e perciò non è stato difficile convincerla ad imbarcarsi in questa avventura che è diventata sicuramente un’esperienza che ci porteremo dentro per il resto della nostra vita.
Il tutto era articolato in 18 giorni, partenza il 30 agosto da Malpensa con arrivo a NY, 3 giorni pieni per visitare la grande mela e poi partenza verso i grandi Laghi. 5 stati attraversati, oltre 2500 km, il tutto immersi nei paesaggi immensi (e anche fin troppo piatti) della campagna americana. Evitate il più possibile le grandi città durante il viaggio in moto ma che comunque non sono mancate poiché, dopo NY, abbiamo riconsegnato la moto a Chicago e poi raggiunto con un volo interno Washington dove ci siamo fermati tre giorni prima di rientrare a casa il 17 settembre.



Giorno 1-2-3-4

Tralascerei le foto di NY, tappa obbligata per chi va negli USA per la prima volta, tutto bello, tutto grande e tutto dannatamente rumoroso. NY si ama o si odia, personalmente non amo il casino e in questa città ce n’è davvero troppo. Abbiamo visitato tutte le cose più importanti della citta: Empire, WTC e Grand Zero, Statua Della Libertà, Liberty Island con Museo, Ponte di Brooklyn e Central Park. La cosa che ricorderò con più piacere però è stato incontrare l’amico Abramo a Time Square e passare una piacevole serata insieme con tanto di cena a base di Burrito seduti in un parco del centro città (QUI il 3D).

Giorno 5 – New York City / Ithaca - Km 420

Prepariamo i bagagli mettendo lo stretto indispensabile nelle due borse interne laterali della mia Biancona più uno zaino medio da montagna che terremo nel TourPak, stringiamo la rimanenza in una sola valigia che spediremo con FedEx e ritroveremo in albergo al nostro arrivo a Washington.
Ho noleggiato un’Ultra attraverso Eagle Rider, il giorno del ritiro è sabato è l’unico punto aperto è nel Queens, dove arriviamo grazie ad uno Shuttle privato che mi costa 70 $ perché la zona non è raggiungibile con la Metro. Si tratta di un’austera officina poco organizzata, dove fatico a trovare 2 caschi integrali della nostra misura. In Usa girano tutti senza casco o in alternativa con delle scodelle ridicole, dovendo attraversare una buona fetta di Nord America, dove le piogge sono frequenti, preferisco avere maggiore protezione.
Svolte le pratiche burocratiche il tizio mi chiede se conosco la moto, si raccomanda di usare solo Benza Plus 93 e di chiuderla con il lucchetto SEMPRE, mi consegna una sola chiave (previdente mi ero portato una batteria di scorta per il Trasponder) e scrive in un biglietto un numero telefonico da contattare in caso di guasto, una pacca sulla spalla e ByBy



Ho acquistato una buona app da smartphone come navigatore (il Sigic che utilizza le mappe Tom Tom, perché il Tom Tom da iphone è in fase di sviluppo e non ha diverse funzioni) che ho installato per sicurezza anche in quello di mia moglie e che mi guiderà senza errori e senza problemi fino a destinazione.
Partiamo intorno alle 10,30, la voglia di uscire da Long Island attraversando il ponte di Brooklyn in moto è tanta ma i km da fare sono parecchi e su NY si sta per abbattere la coda della tempesta tropicale che nei giorni precedente ha investito la Florida. L’idea di attraversare Manhattan con il casino del traffico e per giunta sotto il diluvio mi fa optare per seguire diligentemente il navigatore. Imbocco al Interstate che attraversa il Bronx ed in circa 20 minuti riesco a lasciarmi il traffico della città e i nuvoloni minacciosi alle spalle, dopo un centinaio di km esco dalla Interstate e imposto il navigatore per seguire le strade più belle della zona, attraversando le contee di Sussex e Hancock. A tratti mi farà rientrare nelle superstrade per poi uscirne nuovamente, imparando così a conoscere meglio le campagne americane, dove spesso le Autostrade si trasformano in strade statali (senza neanche grande preavviso) e attraversano dei centri abitati. Con grande fortuna arriveremo a Ithaca senza prendere nemmeno una goccia di pioggia nel tardo pomeriggio e ci fermiamo in un classico Motel americano, per poi raggiungere il paese per una cenetta in un locale frequentato da decine di studenti



Giorno 6 – Ithaca / Niagara Falls Ontario (Canada) - Km 280

La seconda tappa prevede 300 km scarsi, quindi ci prendiamo mezza giornata abbondante per visitare le bellezze della zona. Ithaca è una graziosa cittadina sulla riva di un “piccolo” lago, molto conosciuta negli States perché ospita una delle più importanti Università del Nord America (la Cornell University), ma è anche circondata da splendidi parchi. Non abbiamo molto tempo e scegliamo di visitare quello che ci sembra il più bello (e non resteremo delusi). Il Robert Treman Park è una gola dove l’erosione dell’acqua nei millenni ha creato uno spettacolo incredibile, immerso in un parco fantastico abitato da una ricchissima fauna. Il percorso è lungo circa 4 miglia e si inerpica su degli strapiombi che creano fantastiche cascate per poi ridiscendere dal lato opposto del fiume. Gli americani però sono riusciti a rovinare questo splendido angolo di natura costruendo una diga artificiale, con tanto di spiaggia, trampolino e bagnini…







Partiamo alla volta di Niagara Falls, lungo la strada piazzo un brano mitico degli AC/DC e faccio girare alla mia zavorra un breve video, ditemi chi di voi non ha visto il film “Svalvolati on the road” e non ha sognato di farlo?
(agevolo per chi ha feisbuch)

https://www.facebook.com/simona.giac...4849106119495/

Vicino a Buffalo entro in autostrada per evitare il casino della città e raggiungo la frontiera con il Canada, la mia agente mi ha consigliato di pernottare nella parte Canadese di Niagara perché lo spettacolo è sicuramente migliore ed ha ragione. Dopo una rinfrescata nel Motel andiamo a cena aspettando che scenda il sole, le cascate le vedremo il giorno successivo ma desideriamo vederle anche in versione notturna. Lo spettacolo, già di per sè magnifico, verrà allietato da fuochi d’artificio che intorno alle 22 festeggeranno i 50 anni dalla costruzione della torre che ti permette di vedere questo spettacolo dall’alto e che il giorno successivo non mancheremo di visitare





Giorno 7 – Niagara Falls / Hamilton – km 70

In realtà questa doveva essere un’intera giornata di visita alle cascate ma cambieremo leggermente il programma ed il perché non è difficile da capire visto il mio carattere da burbero.
Le cascate del Niagara sono uno spettacolo indescrivibile e staresti a guardarle per ore (eccole riprese dall’alto della torre con una panoramica) e da sotto con il battello





nemmeno la stupidità umana può scalfire la loro bellezza e imponenza però a tutto c’è un limite. Passi il Battello che ti fa pagare decine di dollari per portarti li sotto, le gallerie scavate nella roccia per raggiungere la parte a ridosso della cascata, i percorsi pedonali agganciati alla roccia, le carrucole appese alle corde di acciaio per scendere “volando” fino al fiume, gli elicotteri che volteggiano costantemente sulla testa eccetera eccetera, ma trasformare questo angolo di paradiso in un Luna Park aperto giorno e notte proprio non lo accetto. Un Fiume umano di varia etnia (ma con quella caucasica decisamente marginale, cosa difficile da spiegare) si riversa sulle strade, immensi grattacieli garantiscono la ricettività a migliaia di turisti in una piccola cittadina che non può ospitare così tanta gente, il risultato è questo:



quindi, una volta che abbiamo visto le cascate da ogni angolazione, da ogni punto di osservazione, da sotto (con annesso bagno) e dall’alto, decidiamo di fare come Baglioni e ci dirigiamo verso Hamilton che dista solo 70 km, strada che ci permetterà di avvicinarci al trasferimento del giorno successivo e di passare una notte tranquilla in questa cittadina industriale Canadese. Purtroppo è il giorno del Labor Day (ultimo lunedì delle vacanze estive, in America e Canada considerata festa nazionale), tutti i ristoranti sono chiusi e dovremo accontentarci di un hamburger nel bar dell’Hotel, ma la mattina successiva saremo ripagati dalla più buona colazione della nostra vita a base di PanCake, panna e frutti di bosco.

Giorno 8 – Hamilton (Ontario) / Flint (Michigan) – Km 350

Giorno di trasferimento ma tappa non esagerata, quindi partiamo con calma evitando il più possibile le autostrade, direzione St Thomas dove torneremo a prendere la Interstate che ci accompagnerà nel rientro negli USA dopo questa breve parentesi Canadese.
Approfitto del poco che c’è da raccontare, per descrivere le strade che abbiamo percorso: l’asfalto è stato fino a questo punto degno delle peggiori strade italiane. Meglio sulle strade statali, pessimo nelle Interstate e non esagero se dico che a tratti era davvero pericoloso. In uno di questi, lungo almeno 100 km, la giunzione dell’asfalto fra le due corsie presentava uno scalino di qualche cm e in molti punti c’erano delle buche lunghe decine di metri da poterci infilare tutta la ruota dentro.
Ma il problema più grande non è l’asfalto, bensì la fauna. Le strade americane sono una vera ecatombe di daini, opossum e scoiattoli, il rischio che ti attraversino la strada anche in pieno giorno è notevole quindi l’occhio deve essere attento anche a ciò che si può presentare a bordo strada e devi tenere la giusta distanza di sicurezza dai veicoli che ti precedono.

Arriviamo a Flint nel primo pomeriggio dopo aver attraversato l’ennesimo “incredibile” ponte che divide la Frontiera Canadese da quella USA. Dalla foto si può notare come questi “Grandi Laghi” siano in realtà veri e propri mari, navigati da mercantili e petroliere che farebbero fatica ad entrare anche nel porto di Genova.
Ho prenotato un Best Western molto confortevole, ne approfittiamo per passare un pomeriggio di relax nella vasca idromassaggio e nella piscina (la visita di NY e i primi 1100 km si fanno sentire nelle gambe), oltre a fare un bucato della biancheria che dopo soli 4 giorni si è già dimezzata a causa del gran caldo che abbiamo trovato (e che non mi aspettavo vista la latitudine). Da una breve ricerca su Tripadvisor emerge che una delle migliori SteackHouse di tutto il Michigan, nonché birrificio artigianale, è molto vicina al nostro albergo e ci fiondiamo li per mangiare una bistecca che non dimenticheremo facilmente





Giorno 9 – Flint / Oscoda / Houghton Lake – Km 350

L’amico Lordguzzi mi aveva girato il link con le “Scenic Drive” più belle degli States e 2 di queste si trovano proprio nella penisola del Michigan, decido quindi di visitare questo incantevole stato e divido in due giorni un tragitto che avremmo potuto fare in poche ore, è una vacanza e non una maratona in moto!
Partenza di Flint in direzione Oscoda nella costa orientale, una piacevole località turistica dove è evidente che il target dei turisti della zona è di un certo livello, case bellissime e tutto curato nei dettagli, ma soprattutto (finalmente) un ottimo asfalto. Da Oscoda parte la Scenic Drive che attraversa la Huron National Forest. Mi rendo subito conto che per gli americani qualunque strada che presenti più di 2 curve in 500 metri venga considerata una Scenic Drive, probabilmente la mia “misera” Valtrebbia verrebbe descritta come UltraMegaFantasticScenic Drive, figuriamoci il Passo Rombo o l’Iseran…..
Quello che cattura però è la bellezza di viaggiare all’interno di una Foresta, nel silenzio rotto solo dal suono dell’Electrona, mentre penso a tutto ciò vengo attirato da un movimento a bordo strada, rilascio il gas e vedo due enormi rapaci che molto faticosamente si alzano in volo: “Casso” esclamo, ma quella è un’aquila! L’apertura alare raggiungeva quasi i due metri, mentre cercava di prendere il volo sembrava di vedere un 747 che vuole decollare da un’autostrada. Pochi km più avanti trovo un cartello che fuga ogni dubbio, mi trovo all’interno di un’area protetta dove le aquile si riproducono. Ci fermiamo con la speranza di poterne vedere ancora, il silenzio è rotto dallo stridio (da pelle d’oca) dei piccoli nel nido che urlano la loro fame ma, ahimè, non ne vedremo altre.











La Scenic Drive termina con un piccolo museo in memoria della famiglia europea che per prima colonizzò l’area, creando un mercato di legname che abbattevano nella foresta e, sfruttando il grande fiume che l’attraversa, lo portavano sulla costa.



Giorno 10 – Houghton Lake / Harbor Spring / Mackinaw – Km 230

La sera precedente abbiamo preso un po’ di pioggia mentre tornavamo in Hotel dopo aver cenato in un locale della zona. Pioverà molto forte per tutta la notte ma al mattino il tempo sembra volgere al bello e le previsioni confermano che dovrebbe essere solo nuvoloso. In realtà qualche goccia arriverà ma l’abbigliamento tecnico, il Bat e le protezioni per le gambe dell’Electrona saranno sufficienti ad evitarci di indossare la tuta, anche se per tutto il tragitto dovrò fare attenzione perché l’asfalto è molto bagnato.
Il nord del Michigan si conferma terra turistica, arriviamo ad Harbor Spring sulla costa occidentale e notiamo che al molo sono attraccati imponenti Yacht. Da questa Splendida località parte la seconda Scenic Drive del mio giro, nominata “Tunnel Of Trees”. Finalmente un po’ di curve, peccato solo che la strada è ancora bagnata per la pioggia della notte e le curve sono molto sporche, l’andatura sarà cauta e forse è meglio così perché dopo quasi 2000 km di rettilinei mi sento un tantino “arrugginito”. Lo spettacolo è notevole, una strada stretta si snoda all’interno di una piccola foresta che la copre quasi totalmente (da qui il nome Tunnel), a sinistra si scorge il lago fra gli alberi mentre a destra si vedono immense e bellissime fattorie con candidi steccati in legno dipinto di bianco. Finalmente trovo 2 motociclisti “veri” su due bicilindrici! Fino ad ora ho incontrato solo Harleysti da Stile di vita, Hog e pacche sulle spalle. I pochi mototuristi incontrati lungo la mia strada erano coppie anziane a bordo di GoldWing con tanto di carrello a traino, oppure a bordo di Trike “rovesciati” (quegli aggeggi con due ruote sterzanti che più che moto sembrano auto scoperte) molto diffusi negli USA. Faremo un bel pezzo di strada insieme fino a Cross Village, un ridicolo agglomerato di case ma parecchio famoso grazie al suo fondatore Polacco, scultore di legno, che aprì qui un piccolo ristorante ancora oggi attivo, dove si possono gustare fantastici piatti della cucina polacca. Scambio due parole con i compagni di tragitto, sono arrivati dal Missouri e guidano un’Ultra e una Victory che trovo decisamente pacchiana, soprattutto per gli accessori montati come il porta termos a manubrio…















Pranzo a base di zuppa polacca, involtini di carne e verza e poi di nuovo in sella, la strada riprende con i suoi monotoni rettilinei…
Arriviamo a Mackinaw City, meta del giorno, graziosa cittadina famosa per l’imponente ponte che attraversa il “Mare” del Michigan, ci rinfreschiamo velocemente e andiamo a visitare il Fortino Inglese che fu teatro della prima rivolta delle tribù native nei confronti dei colonizzatori. Il Fortino è stato in parte conservato e in parte ricostruito, piccoli musei dentro ad ogni costruzione raccontano della vita di allora e ripercorrono la storia della rivolta, che col tempo si allargò agli altri forti del Nord America e costrinse l’esercito inglese a contrattare con i nativi una sorta di “Garanzia del territorio”.











Giorno 11 – Machinaw City / Escanaba – Km 240

Il nostro Hotel si affaccia sul lago e ci regala un’alba fantastica, oggi sarà un breve giro in moto lungo la costa a nord del lago e cominciamo la nostra discesa in direzione Chicago. Ci dirigiamo all’imbocco del famoso ponte ma un insolito traffico ci blocca a poca distanza. C’è un raduno di trattori d’epoca e nel loro “Run” è previsto l’attraversamento del ponte. Mi accodo ad un gruppo di Harleysti con cui farò un giro largo per riuscire ad imboccare la strada, l’andatura è lenta ma forse è una fortuna. I trattori a destra ci costringono a tenere la corsia di sinistra, realizzata con una griglia in ferro che trasmette alla ruota forti vibrazioni e obbliga a tenere saldamente lo sterzo per forzare la traiettoria che il disegno della griglia impone alla ruota. Come se non bastasse i buchi sono decisamente grandi e lasciano intravedere il vuoto con l’acqua sottostante, l’effetto è adrenalinico, il salto sembra ancora più alto ma soprattutto sembra non finire mai con i suoi 8 km di lunghezza…
La strada che ci porterà ad Escanaba è sempre dritta ma la vista sul lago e la radio dell’Ultra che suona musica Country rendono il tragitto piacevole. Il Cruise dell’Electrona è costantemente inserito ed è una vera benedizione perché le strade dritte e l’assenza di traffico lo rendono meno pericoloso che qui da noi.
Non troviamo punti di interesse particolari ed arriviamo alla meta nel primo pomeriggio. L’hotel è lontano dal centro e la stanchezza comunque affiora, approfittiamo nuovamente dell’idromassaggio e della piscina per un mezzo pomeriggio di relax, nuova ricerca su Tripadvisor per trovare un buon ristorante che raggiungiamo in moto, ma dovremo attendere quasi un’ora per avere un tavolo. L’attesa sarà ripagata da un MIX Grilled indimenticabile. Riesco a sopportare la mancanza di una buona pasta al pesto alla genovese, quello che però mi manca da morire è un buon caffè espresso all’italiana, voglia che non riuscirò a togliermi fino al mio rientro a Malpensa.
Mi preoccupano le previsioni del tempo, per domani è previsto un intenso temporale…











Giorno 12 – Escanaba / Milwaukee – Km 350

Le previsioni del tempo negli States sono un vero e proprio Cult, dettagliate e precise, per un italiano possono sembrare esagerate e invece bisogna saperle sfruttare al meglio. Come da copione mi sveglio al mattino e sta diluviando, la tappa di oggi è abbastanza lunga quindi accendo la tv e cerco un’emittente locale che stia dando il bollettino meteo. Il “Radar” (come lo chiamano loro) segnala che le piogge più intense riguarderanno la zone costiere, quindi imposto il navigatore affinché segua una strada interna invece della superstrada lungo la costa e, tutto sommato, sarà una scelta giusta. La pioggia ci accompagnerà per buona parte del tragitto ma non saremo mai sotto un temporale violento, bensì sotto ad una pioggia intermittente (a tratti anche abbastanza intensa), alternata a ventate improvvise che mi obbligheranno ad una guida ancora più attenta. Agevolo foto della mia zavorra al momento della partenza, dalla cui espressione traspare tutto il suo entusiasmo….



Il percorso prevede la sosta a Oconto, nelle cui vicinanze ci sarebbero delle cascate da visitare. Nonostante la pioggia arriviamo come da tabella all’ora di pranzo ed è in queste situazioni che apprezzi finalmente le strade noiose e dritte del Nord America, ma il tempo è sempre brutto e decidiamo di fermarci solo per mangiare un boccone, per poi proseguire verso Milwaukee dove le previsioni danno tempo in miglioramento (sant’Accuweather, App meteo fantastica).
Arriviamo nel primo pomeriggio nella città più famosa del mondo per la moto più bella della storia, la visita al museo è prevista per il giorno successivo, quindi ci rinfreschiamo ed usciamo per una fugace visita al centro cittadino. Milwaukee è una piccola città attraversata da canali che la rendono molto particolare, soprattutto per i numerosi ponti elevatori che si alzano per far passare piccole imbarcazioni. C’è una grandissima università che occupa un’intero quartiere il tutto allietato da splendide costruzioni in stile coloniale. Non c’è molto da visitare ma gli americani sono maestri nel rendere turistico anche ciò che non esiste, quindi lungo il canale trovo una statua in bronzo del mitico Fonzie, idolo della mia infanzia, eppure degli episodi di Happy Days a Milwaukee non ne è stato girato nemmeno mezzo nonostante sembrasse il contrario…









Giorno 13 – Milwaukee / Chicago – Km 150

Ultima tappa del nostro giro in moto, comincia con la visita al museo Harley (finalmente!) che ci impegnerà per tutta la mattina. Ci presentiamo all’apertura ed arrivare in moto è una soddisfazione enorme. Il piazzale antistante l’ingresso è riservato al parcheggio delle moto ed è considerato un luogo di culto dai motociclisti americani, una sorta di ritrovo. Molti arrivano e fanno la fotografia solo per dimostrare di esserci stati, come nel caso di due coppie di francesi che hanno noleggiato 2 Ultra a Chicago, sono arrivati e mi hanno chiesto di fotografarli davanti all’ingresso, solo per poter pubblicare la foto nella pagina Facebook del loro Chapter, una volta fatta la foto hanno acceso la moto e sono tornati a Chicago senza nemmeno entrare al museo. Probabilmente si sono sentiti un tantino in imbarazzo quando gli ho raccontato da dove arrivavo e che strade avevo fatto…
Che dire riguardo al museo? Mi sembrava di essere un bambino in un negozio di giocattoli!
Ho ripercorso la storia del marchio scoprendo molte cose che francamente ignoravo, come l’esistenza di più di un motore Boxer o dei progetti di modelli e motori che non hanno mai visto la luce (nel caso della foto in basso oserei dire “fortunatamente”). Sicuramente la parte Storica è quella più affascinante ma ho apprezzato molto la sezione delle “moto da Film”, vedere a pochi cm la moto di un film culto come Easy Rider o il Cicco di Terminator mi ha davvero entusiasmato. Toccante la storia della moto dentro al container ritrovata dopo un anno alla deriva fra Giappone e Canada, strappata al suo proprietario dalla catastrofe dello tzunami, intrigante l’officina dove restaurano i vecchi modelli con un “archivio” infinito di moto che farebbero la felicità di centinaia di collezionisti e tanto altro ancora. Avrò fatto 200 foto ed è stato difficile selezionare le poche da pubblicare in questo 3D, vi dovrete accontentare…

















Ripartiamo dopo pranzo per arrivare a Chicago nel primo pomeriggio dove dovremo riconsegnare la moto. Un senso di angoscia mi preme sul petto al pensiero di dover salutare la mia fedele compagna di avventura che ben si è comportata durante un viaggio comunque impegnativo, decido che questo momento deve durare il più a lungo possibile ed imposto il navigatore affinché i 140 km che mi separano dalla sede di Eagle Rider Chicago li possa percorrere senza un solo metro di autostrada.
Purtroppo le strade americane sono tutte dritte e la differenza fra statale e autostrada in termini di percorrenze è davvero esigua, così arrivo alla sede destinata al DropOff nel primissimo pomeriggio. Un po’ di ansia nel raggiungere un benzinaio per riconsegnare la moto con il pieno come da contratto (il più vicino era a 4 miglia di distanza). La sede Eagle Rider di Chicago non è nemmeno lontana parente di quella tristissima del Queens, una fila interminabile di Ultra Limited bordò mi fa capire di essere giunto a destinazione, la parcheggio vicina alle altre, scarico i bagagli e gli do una bella pacca sulla sella accompagnata da una carezza sul Bat in segno di profonda riconoscenza e rispetto per quanto ha saputo regalarmi in questi 10 giorni, un’ultima fotografia dedicata fieramente allo stato “vissuto” della sua carrozzeria dopo 2500 km di strade, polvere e pioggia.



Giorno 14 - Chicago / Washington

Il nostro viaggio terminerà a Washington (raggiunta con un volo interno) con due giorni interi a visitare le meraviglie della città e di cui non pubblico foto perché non vedreste nulla di nuovo, permettetemi però una piccola recensione su Chicago che mi è piaciuta da morire.
Si tratta di una città dove in inverno si vive mediamente fra i -10 e i -20 gradi, molto tranquilla e ordinata che si sviluppa su quattro livelli: Il più alto attraversato dai treni sopraelevati. Le strade sormontate dalle sue impalcature non saranno bellissime ma il sistema di trasporto sopraelevato garantisce un traffico regolare alla strada sottostante e comunque occupano solo un breve anello che permette di raggiungere le zone più importanti del centro città. Al di sotto di questi due livelli c’è una viabilità sotterranea e anche questa evita la congestione del traffico a cielo aperto. Infine i canali dove molti taxi/traghetti garantiscono veloci spostamenti.
Il livello dell’acqua è mantenuto costante grazie ad un sistema di chiuse che separano i canali dal lago, molti battelli permettono crociere sia all’interno della città che in “lago aperto” da dove si può ammirare la maestosità dei suo grattacieli. A proposito di grattacieli, abbiamo visitato solo la Willis Tower, dove un terrazzo in cristallo a sbalzo fa gelare il sangue nel percorrerlo camminando con oltre 400 metri di vuoto sottostante.













Mi sono dilungato abbastanza ma un viaggio come questo va raccontato interamente e non ho saputo fare di meglio per riassumerlo. Terminerei con alcune curiosità che ho trovato nella pazza America:

questa è una piccola roulotte che gli americani attaccano ai loro pick-up ma la cosa più curiosa è che, quando devono vendere qualcosa, lo parcheggiano sul prato di casa loro. In tutto il mio viaggio ho trovato a bordo strada ogni genere di oggetto in vendita, da bellissime Harley a bruttissimi Divani. Quando poi svuotano il garage addobbano il giardino con palloncini e bandierine per richiamare potenziali clienti al loro “mercatino”



lo SooterNinja fotografato a ChinaTown di Washington…



La polizia di New York ha fatto un DownSizing del parco auto …



mentre quella di Washington fa girare i suo poliziotti sulle moto da donne… con tanto di TourPack: “scusi, posso fare una foto?” – “Prego” – “Grazie molte” – “You Are…” Se solo avesse saputo che volevo percularlo



Giorno 15-16-17 Washington e rientro via New York

Ecco qualche valutazione personale che possono essere utili a chi decidesse di ripetere un viaggio simile:

Viaggiare in moto negli States è decisamente meno pericoloso che farlo in Italia. Ad eccezione di New York City, dove il traffico e le condizioni della strada nonché la maleducazione degli automobilisti e dei pedoni la fanno assomigliare ad una giungla, nelle strade americane vige un rispetto incredibile per moto e pedoni, soprattutto in merito alla precedenza e alla distanza di sicurezza. I limiti di velocità vengono rispettati diligentemente SOLO nelle strade statali e soprattutto nei centri abitati, molto meno nelle autostrade, dove sembra esserci una tolleranza di 5-10 miglia. Impostavo il Cruise sul limite e venivo sistematicamente sorpassato da tutte le auto e spesso anche da enormi camion. Ecco, il problema è proprio questo: quello che dovrebbe essere un limite massimo in realtà è la velocità di crociera di qualunque mezzo su ruote e se non lo si rispetta si rischia di essere travolti letteralmente. Nelle autostrade non esistono aree di servizio ma ogni svincolo è preceduto da tre cartelli ben visibili dove sono indicati gli Hotel, i Fast Food e i Benzinai che si troveranno nelle immediate vicinanze. La benzina costa una sciocchezza, in pratica spendevo circa 10 euro per un pieno (e facevo la Plus 93 che costa in media il 10-20% in più). Non ho trovato una sola autostrada a pagamento, in compenso si pagava a caro prezzo (da 4 a 8 dollari) l’attraversamento “obbligatorio” dei vari ponti. Dimenticatevi le indicazioni stradali, esistono solo in prossimità dei centri abitati e sono anche poco precise perché viene indicata la località più vicina e mai dove vi condurrà quella autostrada, tutto ruota intorno al numero della strada, bisogna sapere quale strada attraverserà quella località e seguire i classici cartelli che indicano il numero di strada e la direzione, fondamentale quindi un buon navigatore, aggiornato e affidabile.



Chiudo con un giudizio sulla moto che ho guidato in questa esperienza:

Guidare una sfessurata per 2500 km mi ha fatto rimpiangere spesso di non essere in sella alla mia Biancona, in primis perché un viaggio del genere fatto con la TUA moto ha tutto un altro sapore, ma soprattutto perché non ho trovato un solo motivo valido che mi abbia fatto minimamente pensare di sostituire la mia ’10 con una Rushmore: la messa a punto del motore lasciava molto a desiderare, nelle marce alte strappava da morire costringendomi a repentine scalate a cui non ero abituato, scaldava a bestia ma è abbastanza normale visto che una moto a noleggio non avrebbe senso fare stage e cambiare terminali, il sistema audio si perdeva spesso la connessione con lo smartphone che utilizzavo come navigatore (molto più affidabile il buon vecchio cavetto a Jack che però non è presente nella Rushmore) la strumentazione a sei elementi della mia è molto più bella ed infine la fessura sul Bat, totalmente inutile sotto ai 130 km orari, li i limiti arrivano al massimo ai 115 che sono la mia andatura ideale quando faccio lunghi viaggi, quindi…….