Dal Monte Grappa al Fiume Sacro. I sacelli della Patria (31/10-2/11/2020).
Questo è il percorso conclusivo dei miei quattro precedenti viaggi dedicati ai luoghi della Grande Guerra (1. Altipiano dei Sette Comuni, Colli Alti e Monte Grappa; 2. Fiume Isonzo, Carso e Monte Sabotino; 3-4 La guerra sulle Alpi tra Orobie, Dolomiti, Carnia, Valli Gardena e Brenta) di cui sotto metto i link per chi fosse interessato.
Questo viaggio n. 5 è dedicato al Fiume Piave (o più correttamente a “La Piave”) precisamente alla vasta area in cui si svilupparono i sanguinosi combattimenti del 1917-1918.
La scelta del periodo non è casuale, poiché tra la fine di ottobre ed i primi di novembre si svolsero i due più importanti accadimenti della storia di questi luoghi: la Battaglia di arresto dopo Caporetto (1917) e l’offensiva finale del 1918 che portò alla vittoria.
Il percorso si snoda lungo quello che fu il fronte del Piave, dalle pendici del Monte Grappa fino al mare. L’itinerario percorre sia le linee italiane che quelle austro-ungariche-tedesche, per capire cosa vissero non solo i soldati di entrambe le parti, ma anche la popolazione civile, fortemente coinvolta in quella guerra che fu anche caratterizzata da una grande carestia e tanta ingiustificata violenza degli occupanti.
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Ecco i link dei precedenti viaggi.
1. Il tributo dei 100 anni, itinerario del Monte Grappa sui percorsi della Grande guerra
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2. Percorso della Grande guerra sull'Isonzo, dal Carso al Sabotino
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3. La Guerra Bianca
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4. Dal Tonale al Gardena... Sette Passi tra le nuvole
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Tour n. 5. Questo il percorso:
- Passo del Tonale
- Primolano
- Monfenenera
- Alano di Piave (Conca d’Eroi)
- Pederobba
- Crocetta del Montello
- Ciano del Montello
- Santa Croce del Montello
- Nervesa della Battaglia
- Ponte della Priula
- Mosunigo
- Moriago
- Isola dei Morti
- Salgareda
- Lovadina
- Maserada
- Saletto
- Fagarè
- Fossalta di Piave
- San Donà (P.te della Vittoria)
- Eraclea
- Jesolo
- Caposile
- Caorle.
1. Da Primolano ad Alano di Piave.
Dalla SS50 dopo aver oltrepassato il Lago di Corlo, si imbocca la SR348 e la si percorre fino ad Alano di Piave dove una sosta è d’obbligo.
Alano, per la sua posizione ai piedi del Monte Grappa, durante la Grande Guerra si trovava nella cosiddetta “Terra di nessuno” e fu una località molto contesa dagli schieramenti contrapposti. Nella sua area è ubicata la “Conca delle Medaglie d’oro” a memoria dei numerosi atti di valore compiuti dalla popolazione e dai militari italiani in quel particolare settore del fronte.
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Procedendo sulla SR348 in direzione di Nervesa della Battaglia sono numerose le testimonianze visitabili lungo il percorso. Tra le tante per me spiccano il Monumento agli Arditi in territorio di Volpago e la località di Crocetta del Montello, ove è possibile vedere trincee e bunker (ottimamente tenuti da Enti locali ed associazioni storiche) che fanno capire l’importanza strategica del luogo. Proseguendo lungo le falde del Montello per la SP248, si giunge a Nervesa, dove impressiona l’imponenza dell’ossario, che testimonia la quantità di vite umane sacrificate in questo luogo.
Nel bosco è possibile visitare il cippo dedicato all’Asso dell’Aviazione Francesco Baracca.
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Sul ponte di Nervesa, merita una sosta il cimelio di una barca da ponte, che ricorda le effimere passerelle che venivano gettate sotto il fuoco delle artiglierie, per consentire il passaggio dei soldati durante gli attacchi.
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A causa dei numerosi punti interessanti, non amando il navigatore, ho preferito ricorrere ad una Road Map di facile consultazione [emoji6]
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2. Dal Ponte della Priula al Ponte della Vittoria.
Proseguendo sulla SP248 si arriva al Ponte della Priula, passaggio di estrema importanza già dal tempo dei romani e sacrificato in seguito alla ritirata di Caporetto, dopo che furono passate sulla riva destra del Piave le retroguardie della Brigata Sassari e del 251° Reggimento Fanteria. Il suo brillamento chiuse le porte all’avanzata dell’esercito nemico.
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Attraversando il ponte della Priula in direzione della riva sinistra si giunge in quello che fu il territorio occupato dagli austro-ungarici, da cui si percepisce il panorama del fronte da parte del nemico, contro cui incombeva il massiccio del Grappa, che visto da questa parte si presenta con tutta la sua minacciosità di maestoso caposaldo a controllo della pianura sottostante.
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Nella parte in cui venne arrestata l’avanzata austro-ungarica, tra i comuni di Moriago e Mocenigo, si trova l’Isola dei Morti. In questo luogo così particolare, sulla sponda del fiume Piave oltre il Montello, gli ultimi giorni di ottobre 1918, si sviluppò l'offensiva della Battaglia della Vittoria guidata dagli Arditi e che portò alla fine della Grande Guerra.
Qui sacrificarono la vita migliaia di giovanissimi soldati, i diciannovenni Ragazzi del '99.
Il nome di questo luogo, ora meraviglioso giardino lungo il Piave, è dovuto al fatto che tutto il terreno era ricoperto di soldati caduti in battaglia e i commilitoni avanzando dovettero farsi largo in quello spettrale scenario.
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Da Moriago si ritorna indietro per riattraversare il Ponte della Priula (si rientra sulla riva destra) e da lì, svoltando a sinistra si procede per la SS13 fino al bivio con la SP57 che si percorre in direzione di Lovadina, da dove si imbocca via Barcador per giungere al vecchio porto fluviale che univa il Friuli alla pianura trevigiana e da cui, nel 1918, iniziarono i contrattacchi verso Vittorio Veneto. Proseguendo sulla SP57 dopo pochi chilometri si giunge a Maserada per arrivare in località Salettuol dove, poco prima del ponte sul Piave, un bivio porta al luogo dedicato ai monumenti alla 7a Div. Britannica, al 44º Reggimento Artiglieria, alle Brigate Veneto e Caserta ed ai pontieri della 10a Armata. Una stele, fornisce notizie utili a comprendere l’importanza del luogo.
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Proseguendo in direzione della Statale Postumia nei pressi del ponte sul Piave, il candore del marmo del Sacrario di Fagarè attira lo sguardo. “Il Piave mormorò non passa lo straniero”. Un’ultima curiosità: uscendo si notano i bassorilievi che vennero abbattuti nel 1944, durante l’occupazione nazi-fascista, perché considerati antitedeschi.
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Ci si avvia, oltrepassando Fossalta di Piave, verso San Donà di Piave dove, in territorio di Musile di Piave, si erge il monumento al Bersagliere, per commemorare il valore di questa specialità tutta italiana. Da lì si imbocca il Ponte della Vittoria da cui si accede alla città.
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Da questo ponte, per la SP47 si procede verso Eraclea, quindi verso il mare e la Laguna Veneta, che proteggendo le spalle del Fiume Piave e del Monte Grappa costituirono un ulteriore baluardo alle offensive della Grande Guerra. Tra Venezia, Jesolo e Caorle è consigliato visitare la "Via dei Forti". Un percorso che lega tra loro le numerose fortificazioni presenti a Cavallino-Treporti, il cui fulcro è la Batteria Vettor Pisani. Le altre sono la Batteria Amalfi (dedicata all’omonimo incrociatore affondato per errore il 7 luglio 1915 da un sommergibile britannico), le Batterie Radaelli e San Marco, poste sull’area più orientale del litorale, che furono particolarmente attive nell’offensiva austroungarica dell’estate del 1918.
Vi sono inoltre vari forti ed edifici accessori che furono necessari per controllare il territorio.
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“Ora che ho visto cos'è la guerra, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: ‘E dei caduti che facciamo? Perché sono morti?’ Io non saprei cosa rispondere. Non adesso almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.”
(CESARE PAVESE)
Dove dormire: Albergo Ristorante dalla Mena, via Valle Santa Felicita- Romano d’Ezzelino
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Dal Monte Grappa al Fiume Sacro. I sacelli della Patria (31/10-2/11/2020).
Citazione:
Originariamente Scritto da
AdMaiora
Bellissimo!
Durata totale del tour?
Tre giorni dal 31/10 al 2/11 fatti con molta calma. L’idea di partire dal Passo del Tonale ti evita la noiosa autostrada A4 che, da Milano, è la via principale per il Veneto, con poche alternative (la Pedemontana). L’arrivo da Nord, dal Tonale al Piave, fa comprendere come gli strateghi italiani avessero ben utilizzato le barriere naturali presenti nel territorio. Però esse furono “madri e matrigne” perché se è vero che quei monti e quei corsi d’acqua erano baluardi ostili contro il nemico, è altresì vero che furono severi ospiti per i difensori, con rocce nude su cui restare aggrappati e ghiacciai e crode, picchi e vallette, da vigilare in condizioni estreme di vita e di combattimenti, tra mille insidie naturali ed umane. E mentre scorri in avanti la strada pacifica con la moto, i pensieri corrono indietro, ai nostri nonni, con la loro gioventù rimasta aggrappata là, tra quelle pietre e quelle nevi... Insomma vedendo le testimonianze di questa guerra terribile e lunga, ti rendi conto che il bene e il male non hanno alcun limite, fuorché quello di esistere entrambi.
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