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Visualizza Versione Completa : Resoconto motogiro



bigtom90
24-09-2008, 16:50
Un po' prolisso, ma lo voglio condividere con voi. Le foto le ha ancora il mio nipotino, e mi ha detto che non me le da se prima non gli offro un paio di birre. Quindi prossimamente, magari!

Il motogiro praticamente è partito già venerdi notte: causa amici a cena la sera medesima, si è tirato tardi a suon di “un bicchierino me- un bicchierino te”. Morale, nottata pressochè insonne, passata però a programmare-progettare-congetturare. Insomma. Alle 6,30 di sabato, sveglio come un grillo, salto letteralmente giù dal letto e, impaziente come un bimbo la mattina di Natale, corro…A lavare la moto! (Si lo so , sono da ricovero urgente…Ma non la posso vedere col muso sporco…).
Nel frattempo anche mio nipote, nonché compagno di viaggio, si è alzato presto, ma nonostante questo riusciamo comunque ad accumulare un buon ritardo sulla partenza!
Il tempo promette poco di buono, ma appena pronti partiamo spensierati, confidando nelle premonizioni del novello Bernacca di Canale 5, che poi si riveleranno azzeccate.
Tutto scorre come in un film, la vallata percorsa verso sud, l’autostrada Bergamo- Milano e poi Milano- Laghi, con il motore che borbotta regolare a 130-140 km/h.
Tutto va che è una meraviglia, con i bambinetti sulle auto davanti che ti fanno il sorrisetto e ciao-ciao con la manina, le vecchiette che si lasciano spaventare mentre passi loro accanto rombando…Insomma: tutte le sequenze del film! E noi, soddisfatti, godiamo di ogni istante a cavallo dei nostri rispettivi ferri, con niente e nessuno che ci possa arrestare!
Ma…(e c’è sempre un ma…nelle favole più belle!) all’altezza di Gallarate la mia moto mi vuole comunicare qualcosa: il cruscotto comincia a lampeggiare minacciosamente, ma io noncurante premo pulsanti di reset, con aria di sufficienza. Non può tradirmi in questo modo!
E lei pare accorgersene, perché riattacca furiosamente a dirmi sul display…”Hai il cavalletto giù!” Ma come, bimba mia: non vedi che è su, le dico? Stiamo viaggiando da 2 ore ormai! Però meglio fare sosta e vedere cosa le prende.
Misteriosamente, il sensore non vuole saperne di fare il suo dovere: riconosce una posizione sbagliata.
Spengo, riaccendo, e lei…Niente da fare! Tiro su e tiro giù “n” volte ma…Mi ri-scrive sul display “Hai il cavalletto giù”! E, intestardita, non c’è verso di farle cambiare opinione: in compenso non mi lascia ripartire. Appena inserisco la marcia lei mi mette il broncio e si spegne!
Come una mamma premurosa, non vuole mettere a repentaglio la sua prole, e non se ne parla di andarsene da li finchè non abbiamo sistemato la questione del cavalletto! Non fa niente se il cavalletto è correttamente al suo posto, nella sua testolina tutta americana è convinta del contrario: probabilmente non ha ancora assimilato bene l’Italiano, ma purtroppo comanda lei! (AHHH LE DONNE...).
Prima di abbandonare il mio viaggio, decido di tentare il tutto per tutto, e di staccare il contatto del sensore medesimo: così dopo aver avuto il nulla osta del Dealer, mi accingo a togliere lo spinotto del contatto.
Più facile a dirsi che non a farsi, ovviamente lo spinotto non vuole saperne di lasciarsi sfilare! E ovviamente non ho attrezzi (...Per scaramanzia!).
Provo con le buone maniere, niente.
Provo con le minacce, niente da fare.
Provo con la tecnica delle parolacce (che in officina, dal meccanico, funziona sempre!): ri-niente! Non ha un minimo di soggezione di me, e lo spinotto non vuole saperne di uscire!
Sudo copiosamente sotto il sole, bardato per affrontare i rigori dei passi alpini che mi accingevo a fare, con le unghie delle dita sporche di quella morchia che imbratta le dita di tutti i meccanici che possono fregiarsi di questo titolo (e che si attacca con una tenacità incredibile! Non viene via neppure a mozzarsi le dita!), e tento ogni disperato tentativo (compreso 1 rito woodoo, 1 danza della pioggia e 2 preghiere a Sant’Antonio Abate!).
Quando ormai anche l’ultima speranza sta per abbandonarmi, miracolosamente compare al mio fianco un assistente della rete autostradale che, vistomi sdraiato davanti alla ruota, ha pensato bene di fare una tappa. E così, dopo le solite frasi di rito (“E’ un’Harley? Che modello è? E’ una fatboy? Ma è vero che il rumore è brevettato? Ma ha la retro? Mio nipote ne ha una, ma è più grossa!”…Ormai è un tormento, questa sequenza!), gli chiedo se ha “le chiavi della mia libertà”: un cacciavite!
E lui, gentilmente accompagnato da mascolina collega femmina (che scende dal furgone con una grazia pari solo a quella che avranno mostrato Lacedelli e Compagnoni mentre scendevano dal K2…), mi porge lo strumento.
Commosso e riconoscente, caccio vigorosamente l’attrezzo in quel posto alla moto…Nello spinotto recalcitrante naturalmente! E quasi per incanto accendo, inserisco la marcia e lei..Riparte!
Ringrazio ogni Santo del Paradiso (Sant’Antonio no!), offro un caffè ai miei 2 salvatori al primo autogrill e via! Avanti Savoia! Si riprende la strada in direzione del Passo del Sempione, libero come un passerotto (di 80 kg appunto)!
Abbandonata l’autostrada, la salita verso i 2005 mt del passo è piacevole, con un bel sole caldo e un azzurro che più azzurro non si può, l’andatura si attesta su una media di 100-110 km/h, molto rilassata considerando la strada con curve ampie ed estremamente godibili.
Arrivati in cima, lo spettacolo ovviamente è mozzafiato!
Decidiamo di fare tappa e mangiare un boccone.
Arriva l’Elvetica cameriera e le chiedo cosa sia quella sorta di pasticcio del mio vicino di tavolo: “Shpezialità Swizzerha!”. Ok va bene: per 2!
Mi porta una montagnetta di striscioline di patate simil-fritte impastate con altri misteriosi ingredienti, e 2 uova sopra.
Sarà il tormentone delle 2 giornate: pur essendo gustoso, vuoi per le porzioni “tedesche”, vuoi per gli ingredienti “sostanziosi” (per usare un eufemismo!), il preparato si pianta tra fegato e la prima ansa intestinale e non vuole saperne di abbandonare la postazione! Neppure sotto la tortura di un bicchierino di temibilissimo Fernet!
Ce lo porteremo in giro come un ospite per tutto il motogiro.
Ripartiamo, scendiamo verso Brig, poi Sion, Sierre e Martigny (dove arriviamo mostruosamente in riserva, ma riusciamo a rifornire le “assetate” prima di sentirle spirare!), e da li attacchiamo il Passo del Gran San Bernardo: ancora più bello del precedente!
Una sequenza di curve e controcurve ci porta a quota 2.431 m, e quando arriviamo ci si presenta uno spettacolo ancora più incredibile, fatto di cielo terso, sole abbagliante e montagne bianche!
La solita foto di rito, e poi giù, in direzione di Aosta, per poi risalire fino a Pré-Saint-Didier, dove pernotteremo.
Il tempo di lasciare le cose in camera dell’hotel, e ci precipitiamo alle terme.
E qui ci rilassiamo adeguatamente: che dire, dopo una giornata ricca di emozioni, belli stanchi, ho scoperto che non c’è nulla di meglio che spaparanzarsi in una vasca di acqua caldissima, all’aperto in giardino, davanti al Monte Bianco che riflette tutti i colori di un tramonto autunnale esagerato!
Il bianco lascia il posto all’arancio, al rosa acceso e al violetto…E tra una “idromassaggiata” (in casette di legno, con una parete di vetri su panorami mozzafiato) e una sauna, passando per vasche di acqua calda in cui galleggiare sostenuti da cilindri di gommapiuma, con le orecchie sotto il pelo dell’acqua ad ascoltare musica riprodotta sott’acqua (!), in un’atmosfera surreale fatta di vapore, torce accese, musica new age e luna piena , abbiamo tirato le 23. E poi ritorno in hotel.
Per così dire, “A letto senza cena!”: non c’è stato nessuno che ci desse qualcosa da mangiare! Fortuna vuoi che avevamo mangiato la “Mostruosa Spezialità Swizzerha” a pranzo, e poi un po’ di frutta, yoghurt, muesli e tisanine tipo pozione magica del Druido Panoramix.
Il giorno dopo, dopo ottima e abbondante colazione, siamo ripartiti alla volta di Valsavarenche e del Parco Nazionale del Gran Paradiso, al fine di vedere qualche animale. E in effetti, lo spettacolo di veder pascolare tranquillamente qualche camoscio e vedere un’allegra colonia di marmotte (che si sono avvicinate a mangiare i grissini che ci eravamo portati allo scopo!) è stato affascinante.
Ma ormai i tempi erano maturi per tornare verso casa: e così, dopo aver imboccato l’autostrada, e aver percorso questi 300 km con una buona media, abbiamo fatto ritorno a casa in tempo per infilare la moto in garage e vedere le prime gocce d’acqua cadere: così, scampati ancora una volta alla furia del temporale, è finita anche questa avventura. Ci rimangono negli occhi immagini bellissime e nel cuore sensazioni indescrivibili.
Alla prossima!

MoloDaxx
24-09-2008, 16:56
Ammazza che racconto dettagliato! Complimenti! :ok:

Bateman70
24-09-2008, 16:59
bel resoconto , e bei posti



ma ....




un cacciavite nella borsa no eh ? :byby: